
“Essere umano prestato al teatro, prestato alla scrittura, prestato alla comicità.
Nessuno l’ha mai voluto indietro.”
Nell’estate del 2011 sono un giovane attore di belle speranze, fresco di Diploma di Recitazione e magro come un chiodo, con tanto di occhiali e riga da una parte. Ho vent’anni, la testa mi trabocca di tanti, troppi!, sogni di gloria e il futuro non potrebbe essere più incerto, ma ho una certezza: consacrarmi anima e corpo al grande amore della mia vita: il Teatro.
Dopo la Scuola di Teatro, a Bologna, per qualche anno lavoro come attore, regista e drammaturgo, ma anche insegnante di vocalità, assistente alla regia e tecnico (la famigerata gavetta), per poi decidere, nel 2013, di diventare Capocomico, fondare una Compagnia tutta mia e inaugurarla con lo spettacolo La Mandragola di Machiavelli, un’avventura teatrale indimenticabile che ancora occupa un posto speciale nel mio cuore.
E la comicità? Quando fa capolino nella mia storia? Verso il 2015, per puro caso: partecipo con un racconto ad un festival di umorismo nonsense, e lo vinco. L’anno dopo, scrivo il mio primo monologo comico e partecipo ad un open mic dalle parti di Rimini: è il mio esordio ufficiale come comedian. Inizia uno dei capitoli più folli e caleidoscopici della mia storia, le serate si moltiplicano, le risate e gli applausi degli spettatori anche. Nel 2017 il mio primo one man show, Sillygismi, ma anche la “prima volta” sul palco dello storico Zelig di Viale Monza e la prima partecipazione al programma Stand up comedy di Comedy Central.
Dopo una “pausa di riflessione” da tutto, nel 2021 scalpito per tornare in pista, sereno e appassionato come non lo sono mai stato prima: pubblico una raccolta di racconti, La tassonomica dei mirabili, Aras Edizioni, e scrivo il mio quarto one man show, (CIT.) – Ciacci’s Infinite Talk, che partecipa ai Fringe Festival di Torino e Milano con gran successo di pubblico e di critica. Non mi dimentico del teatro, anzi! Nel 2024 realizzo ben due sogni nel cassetto: portare in scena l’Ulisse di Joyce (Torino Fringe Festival) e il “mio” Guerrin Meschino di Andrea da Barberino (FringeMI).
Ripensando alla mia vita, fino a qui, mi vien voglia di leggerla come un viaggio… un viaggio su di un treno che sta ancora correndo (e spero continui a farlo il più a lungo possibile: c’è così tanto che vorrei condividere con voi!). Su questo treno volevo salirci a tutti i costi e così ho fatto: al volo, completamente sprovveduto e senza pensarci due volte. Ad ogni fermata qualcuno sale e qualcuno scende… io però continuo ad andare. Perché come dicono i veri viaggiatori, l’importante non è la meta: quello che conta è il viaggio perché è lì che tutto succede.
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